La mia paziente giunge in Studio dopo 3 anni di disagi dovuti a quello che definisco un problema di malocclusione dentale, semplicemente, e in video ben si evince.
In questi anni la paziente si è rivolta ad altri colleghi come racconta in video, le è stato proposto e preparato un bite che però non ha aiutato creando anche difficoltà nel parlare.
Il problema della paziente, come qualunque altro problema gnatologico, risiede in una posizione scorretta della mandibola rispetto al mascellare superiore.
Come capire a questo punto di che tipo di malocclusione si tratta?

Dalla foto non sembrerebbe ma si tratta di una pura laterodeviazione

I test kinesiologici, inoltre, hanno permesso di rilevare non solo il vero problema della malocclusione in esame ma soprattutto l’entità della laterodeviazione.
Identificata l’entità della laterodeviazione il passaggio successivo è determinare con esattezza la dimensione verticale (l’altezza del morso) di destra e di sinistra.
IDENTIFICATI I DUE PARAMETRI
- LATERODEVIAZIONE E
- DIMENSIONE VERTICALE
Il passaggio successivo è la registrazione del morso, a questo punto fisiologico, con una chiave occlusale stabile da consegnare al laboratorio per la costruzione del dispositivo… attenzione, NON È UN BITE!
Video testimonianza:
Dopo aver eseguito il bilanciamento occlusale del dispositivo con le arcate a contatto è fondamentale il ripristino delle lateralità destra e sinistra.

Attenzione. Se terminato l’appuntamento di consegna del dispositivo manca una lateralità, cioè il paziente non riesce a far scivolare la mandibola anche solo da un lato, vuol dire congedare il paziente con una disfunzione masticatoria.
I test kinesiologici ci permettono di identificare tutte le interferenze che si presentano nella dinamica delle lateralità, di identificarle e di eliminarle.
Solo dopo aver raggiunto questo obiettivo, il paziente può essere congedato.

Tornando alla diagnosi è una laterodeviazione mandibolare sinistra non semplice da ricercare se si fa riferimento all’occlusione abituale della paziente.
Ad oggi dovremmo effettivamente chiederci se abbia ancora senso classificare le malocclusioni e se ha senso classificare i vari tipi di bite.
Dal mio punto di vista, non ha senso. E mi spiego.
La malocclusione è uno scorretto rapporto fra le arcate quando i denti delle arcate, superiore e inferiore, sono a contatto e quando per edentulie presenti o malposizione anche di un solo dente e una o tutte e due le lateralità sono dal paziente impraticabili.
Pertanto ritengo che più che classificare i bite, possiamo assumere che quando un dispositivo occlusale si rende necessario, questo dispositivo deve poter consentire due funzioni:
- Una corretta posizione della mandibola rispetto al mascellare superiore
- Il ripristino delle due lateralità, di destra e di sinistra
Solo in questo modo la gnatologia diventa comprensibile e diventa una pratica di tutti i giorni.
Infatti il primo obiettivo di noi Odontoiatri è prima di tutto il ripristino della funzione masticatoria.
Solo dopo aver raggiunto questo obiettivo ci occupiamo di estetica.
Perché la gnatologia diventi una materia comprensibile è necessario che si apra ad un nuovo paradigma: la Kinesiologia Applicata.
Se i metodi di approccio all’occlusione, nonostante numerosi corsi e approfondimenti, nella pratica clinica si sono rivelati inconsistenti, approdare al metodo kinesiologico è la soluzione definitiva!
E il rapporto con la postura?
Una buona postura è vincolata ad una buona occlusione, e ancora oggi in tutti i simposi sulle patologie posturali più comuni manca sempre la relazione dell’odontoiatra.
I denti e l’occlusione spesso vengono considerati un organo a parte, se anche chi già adotta il metodo kinesiologico come me verifica tutti i giorni quanto invece la bocca rappresenti il focus primario all’origine del problema, spesso non riconosciuto.
Un consiglio che alla fine di questo caso mi sento di dare a chi soffre da anni di un problema posturale, paziente che nel tempo ha consultato tutti gli specialisti possibili e sottoposto a tutte le terapie consigliate,
se il problema persiste ancora, forse la causa è la malocclusione dentale, ancor di più se di patologie croniche ricorrenti sono gli atleti a soffrirne.
Se il problema persiste si è continuato a guardare il problema dalla parte sbagliata.