Specialista in Gnatologia? Esiste davvero?

Ci sono giornate in Studio in cui mi trovo fino a 6 visite Gnatologiche, oltre a diversi controlli di pazienti sottoposti a terapia gnatologica. Giornate intere dedicate alla Gnatologia.

Nel corso di queste giornate “gnatologiche” mi ritrovo a fare una riflessione, peraltro frequente:

Ognuno di noi nel corso della carriera sceglie una specialità in particolare, la conservativa, la chirurgia, l’endodonzia, la protesi, la parodontologia ecc.

Ma chi oggi si avventura in un percorso da futuro “Gnatologo”?

Al momento non credo esista davvero la figura professionale dello “Gnatologo”, colui il quale durante la sua giornata lavorativa si occupa prevalentemente se non esclusivamente di Gnatologia.

E la ragione è semplice: non esite perché ancora oggi tutti i metodi di studio insegnati e comunemente utilizzati, non sono affidabili, non sono ripetibili, consentono al massimo una valutazione sommaria dal punto di vista diagnostico. La proposta terapeutica poi è sempre vissuta con affanno dal dentista poiché sarà il tempo a decretare se funziona o non funziona.

Ci si muove per tentativi e prove. Se va bene … tiriamo un sospiro di sollievo. Se il paziente inizia a lamentare dolori, problemi ecc., o addirittura un peggioramento della situazione clinica iniziale …moltiplicato per x pazienti …

ma chi si può avventurare in un percorso specialistico di questo tipo??

Per non parlare dei colleghi che ti inviano pazienti gnatologici, disfunzionali (che cosa vuol dire disfunzionale …altro discorso), aspettandosi da te sicuramente un approccio e una soluzione più efficace perché sei uno GNATOLOGO.

Come si fa a trattare casi gnatologici con la disinvoltura di un protesista nella fase di preparazione dei denti, di un chirurgo durante un rialzo di seno mascellare, un endodontista durante un trattamento canalare? Francamente credo che nessuno specialista o dicesi esperto in GNATOLOGIA cresciuto con i metodi di studio accademici e prevalenti, quelli comunemente utilizzati supportati da strumenti che registrano che tracciano ecc…, RIPETO:

CREDO CHE NESSUNO possa farlo.

Affrontare tutti i giorni pazienti con click articolare, blocco della mandibola, bruxisti e simili,

dolori mandibolari nella masticazione, pazienti inviati dagli otorinolaringoiatri secondo i quali i problemi all’orecchio, nei casi di perdita di equilibrio, oppure dolori e/o acufeni, probabilmente il sintomo dipende da un problema alla masticazione, quindi se la deve vedere lo GNATOLOGO… e così via.

Ma come si fa ad organizzare un’agenda gnatologica??

Districarsi ogni giorno tra un molaggio selettivo, un dispositivo occlusale solo per un aumento della dimensione verticale (quanto a destra, quanto a sinistra?), un aumento selettivo (solo su uno/due denti) della dimensione verticale, oppure un rialzo e un avanzamento mandibolare (di quanto?) a fini ortodontici, un ripristino della latero-deviazione, risolvere uno blocco articolare.

MA CHE VITA È QUELLA DELLO GNATOLOGO

Oltre tutto dover digerire le linee guida di professori che con le loro scuole, senza alcuna scientificità (scientificità che nessuno può sventolare a proprio favore perché nel campo della GNATOLOGIA NON ESISTE ANCORA UNO STRUMENTO TECNOLOGICO CHE POSSA MISURARE OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO, E CHE QUESTA MISURAZIONE RAPPRESENTI UN VALORE UTILE DAL PUNTO DI VISTA CLINICO, AL MOMENTO DI REDIGERE UNA DIAGNOSI) sostengono che non esiste alcuna relazione fra le articolazioni temporomandibolari e l’occlusione.

Un aspetto che ancora oggi trovo ridicolo e mi fa non ridere ma sorridere se penso che anche il mio falegname (vivo nella zona del mobile) sa che per far aprire e chiudere una porta, i suoi cardini devono essere bilanciati sul suo telaio altrimenti la porta non chiude, ma peggio, uno spigolo tocca per terra, uno spigolo sbatte sul telaio.

Ne sa più il miope falegname che questi presunti gnatologi che non avendo capito niente e aver assunto psicofarmaci per anni, ad un certo punto hanno pensato bene di tirare una riga, disconoscere la relazione appunto fra ATM e occlusione, e… figata pazzesca…. Far prendere al paziente gli psicofarmaci. SPETTACOLOOO

C’è da sperare di non avere problemi all’ ATM e di rivolgersi a simil gnatologi …il rischio poi è quello di migliorare un pochino la sintomatologia, ma di riprendere la vita da ZOMBI!

Ripeto ancora, ad oggi tutti i metodi di studio insegnati e comunemente utilizzati, PURTROPPO non sono affidabili, anzi spesso ci si muove per tentativi! Siamo d’accordo?

Non si tratta solo di BITE MA DEL FATTO CHE pochissime volte si ottiene una diagnosi da presentare al paziente.

C’è chi possiede pedane, chi utilizza sensori, chi registra, chi traccia, chi si affida a “Simil Playstation”

per poi ritrovarsi puntualmente con pazienti che, dopo AD ESEMPIO un “all on four”, SIX, SEVEN ECC…, arrivano in Studio e ti dicono: “dottore ho male a masticare”, e ti fanno cenno all’articolazione

O ancora altri pazienti che dopo solo due intarsi ti dicono: “dottore non riesco a masticare, faccio fatica”;

“dottore, l’osteopata mi ha detto di verificare la necessità di un bite” (come SI FA a capire? Serve o non serve?).

Altri pazienti che dopo una riabilitazione protesica anche di una sola arcata (peggio se dell’intera bocca), oppure i pazienti ortodontici, ti dicono: “dottore mi è venuto un click”, e ti indicano l’articolazioneprima non ce l’avevo.

Altri che ti dicono che hanno la mandibola storta, MA COME GLIELA RADDRIZZI?

Riesci a vederti come colui il quale si occupa di questo genere di cose TUTTI I GIORNI?

MA CHE VITA GRAMA È??

Eppure collega c’è un modo, UN METODO MEDIANTE il quale poter affrontare con ripetibilità e certezza I TUOI CASI CLINICI.

Lo studio del caso clinico mediante il metodo KINESIOLOGIA APPLICATA all’odontoiatria

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